martedì 14 giugno 2011

Boxing Bassano 2011












Dopo Bari il progetto BoxingBariBassanoLondraMaasticht si è spostato a Bassano del Grappa per la sua seconda tappa dal 30 maggio al 6 giugno.


Tutti gli adulti coinvolti nel progetto di Bassano del Grappa sono impegnati in campo artistico.



Il team di OperaEstate ha formato un mix eclettico di sei persone creative, alcune sconosciute in città e alcuni di fama internazionale.







lunedì 2 maggio 2011

L'artista Cristina Bari partecipa al progetto Boxing Bari



Cristina Bari è nata proprio a Bari nel 1968, dove vive e lavora. Dal '97 collabora con Rosaba Branà, direttrice del Museo Pino Pascali di Polignano a Mare (Ba). Fra le più importanti mostre personali: Ex vuoto, presso il Setagaya Arts Center,Tokio; Vedo gli asini che volano nel ciel, Galleria Zelig, Polignano; Il Genio della Bastiglia, Parigi. Ha partecipato ad Anteprima XIV, Esposizione Quadriennale d'Arte, e è stata vincitrice (selezionata fra i migliori dodici artisti) del concorso Bari Photocamera indetto dalla Camera di Commercio di Bari. Dal 1997 ha iniziato a coniugare la ricerca artistica personale con i progetti di Arte Civile di cui il Kismet, Ritratto Tutto è uno delle ultime creazioni nateall’interno dell’I.P.M. N. Fornelli di Bari.
Per Teatro Kismet OperA , dal '90 si occupa della cura dell'immagine: progettazione e realizzazione della linea grafica, costumi e allestimenti per le produzioni teatrali e coordina la sezione dedicata alle "arti visive".

Attualmente si prepara ad esporre pere l’evento della Biennale di Venezia PINO PASCALI. RITORNO A VENEZIA_PUGLIA ARTE CONTEMPORANEA.




L'artista Cristina Bari ha partecipato al progetto Boxing Bari, seguendo tutti gli incontri fra bambini e anziani. Il suo lavoro di osservazione e reinterpretazione di quanto avvenuto prenderà forma in una installazione che, assieme agli scatti della fotografa Lara Platman e alle scatole realizzate dai bambini, sarà esposta dal 19 maggio negli spazi del Museo Nuova Era.












venerdì 8 aprile 2011





Annina e Beti


L’incontro tra Annina e Beti è l’ultimo del progetto “boxing Bari”. Annina gestisce l’osteria dove il 5 aprile si è svolto l’incontro fra Arcangelo e Arcangelo. La signora ama stare seduta su una sedia davanti al locale, su una delle strade del borgo antico, dove tutti la riconoscono e la salutano. Ed è qui che decide di incontrare Beti. Annina le racconta la sua giovinezza, del suo amore per “Nardino” (Leonardo), vicino di casa di cui si innamorò a tredici anni, che sposò e con il quale ebbe due figli e aprì l’osteria. S’intenerisce ricordando il figlio che, da piccolo, le allagò il locale di vino, mentre diceva “io voglio fare il mestiere di papà”.


Beti annota tutto sul suo diario, e ricorda quando da piccola, in piscina, stava per annegare, ma per fortuna è stata salvata dal papà. La bambina sembra condividere l’amore della donna per quella strada, che subito immortala con la sua macchina fotografica, fotografando portoni, finestre, ma anche passanti. Annina ora fa vedere il locale a Beti. Le mostra la foto del nonno, una persona sempre allegra e giocosa e che tutti chiamavano “fra diavolo”. Prima di salutarla, le offre dei tarallini e una lattina di aranciata. L’ultimo incontro è passato, calmo, nel tepore del tempo mite e illuminato da una luce perfetta per rubare, con uno scatto, le emozioni di un ricordo.

Tommaso e Gerum





Tommaso e Gerum


Non è facile raccontare la propria storia; soprattutto seduti a un tavolino, assediati dai flash dei fotografi e circondati dagli sguardi dei passanti curiosi, in un’atmosfera decisamente artificiale. Molti anziani, negli incontri precedenti, hanno esordito con un “io, raccontare la mia storia? E che cosa devo dire?!”; e Lara ha ricordato loro che il tema (facoltativo) dal quale possono incominciare a parlare è il cibo. E il cibo ha accompagnato l’intero incontro della coppia di oggi.


Tommaso è stato un insegnante dell’istituto alberghiero “Armando Perotti” di Bari e ha deciso di incontrare proprio nella sua vecchia scuola il piccolo Gerum, ragazzino di origine etiope. Subito Tommaso racconta la storia dell’istituto, mostrandoci: la foto di Aldo Moro durante l’inaugurazione del plesso scolastico nel 1975; la sala che nel 1984 ospitò una tappa della visita di Giovanni Paolo II a Bari; l’immagine del primo preside che, a tutti i costi, volle la nascita dell’istituto “Armando Perotti”. Tommaso porta infine tutti nella sala-cucina, accolti dallo chef Antonio De Rosa, insegnante dell'istituto. Qui gli studenti imparano a cucinare, e ci fanno assistere allo spettacolo mozzafiato della nascita di piatti prelibati. Gerum, già armato di macchina fotografica, riesce a cogliere, immortalando gli allievi dell’istituto all’opera, i ricordi di Tommaso insegnante. Gli allievi del Perotti sembrano ricambiare la simpatia per il timidissimo Gerum. Adesso Tommaso e Gerum sono seduti a un tavolino, sempre nell’istituto ma lontani da tutti. Sanno di che parlare. Il ragazzino, nel suo diario, ha persino svolto un tema sulla cucina in Etiopia.


L’uomo è stato insegnante per più di cinquant’anni, ed è ovvio che entri in relazione con il ragazzino correggendogli il compito. Gli parla di come si cucina a Bari, della focaccia, patate riso e cozze, fino ad arrivare al ragù della domenica. “Perché il ragù, quando ero piccolo io, si mangiava solo la domenica”. E’ stato un attimo, ma quella frase, quel preciso ricordo ha emozionato Tommaso, ed è bastata quell’emozione per raccontare tutta la sua infanzia. Salutiamo Tommaso e Gerum. L’incontro è finito, ma lasciano l’istituto allontanandosi insieme. Non sapremo di cosa parleranno, ma sicuramente il ricordo di un odore o di un sapore riuscirà a dare voce alla loro anima.

Tina e Milena






Tina e Milena


La quarta coppia del progetto ha qualcosa di differente rispetto alle precedenti: è formata da una donna anziana e una ragazzina. E’ la prima volta che la persona adulta della coppia è una signora. C’è la curiosità di sapere quale sarà il suo modo di rapportarsi con la bambina. L’appuntamento è sul sagrato della chiesa di San Giuseppe, al quartiere Madonnella. Lì Tina sta aspettando che arrivi Milena, ragazza di origine mauriziana. La ragazza è un po’ in ritardo, e questo sembra un po’ irritare Tina; ma quella che sembra seccatura, in realtà è solo energia repressa: appena arrivata Milena, Tina, che è un vulcano di entusiasmo contagioso, ci trascina nella chiesa di San Giuseppe, e ci mostra bellezze sconosciute di un posto forse sottovalutato.


Molti baresi, in questa situazione, si scoprirebbero turisti nella propria città. La chiesa ha dei dipinti e degli affreschi straordinari; e la donna ci tiene a raccontarci la storia dell’affresco sul soffitto dell’altare: prima dell’ultimo restauro, lì c’era dipinto solo un cielo stellato, ma nel curare l’affresco i restauratori hanno visto apparire una mano, e cercando sotto la pittura si sono visti apparire una figura antropomorfica che rappresenta Dio. Questo dipinto era stato realizzato da un pittore inglese, molti anni fa. In questo momento Tina sta facendo un po’ da cicerone e non sta aprendo la sua “scatola autobiografica”, ma la sua voce trasmette un’emozione che sicuramente racconta molto di se.


Ci spostiamo a un bar lì vicino, il “bar primavera”. Sedute a un tavolino, una di fronte all’altra, le due donne si raccontano. E Tina parla della povertà, di quella che ha dovuto vivere e vedere durante l’infanzia; si commuove ricordando una sua amica, povera e malata di poliomelite, che lei, pur se bambina, cercò di aiutare, donandogli parti del proprio pranzo e della cena. Milena, invece, gli confessa che gli piace l’Italia, ma che preferirebbe trasferirsi alle Mauritius. Milena scatta alcune foto. Adesso c’è la curiosità di sapere quale immagine avrà scattato per testimoniare il suo incontro con Tina; quale immagine porterà con sé e che rappresenterà questa donna dal carattere così forte ma dai sentimenti così teneri. Milena e


Tina si salutano e si danno appuntamento per l’incontro conclusivo del progetto. La ragazza si allontana, ma l’energia della donna non si è ancora esaurita, e continua a raccontarci di sé: del marito parrucchiere e della sua lotta per portare qui cosmetici naturali e sani. Che peccato che Milena adesso non ci sia!

Michele e Wini






Michele e Wini


L’uomo anziano e la bambina sono in “piazza della pace”, sulla terrazza dell’Ipercoop di Japigia. Nessuno ha spiegato loro cosa fare, e loro non hanno chiesto niente a nessuno. Il posto che l’uomo ha scelto è immenso; lui e la bambina sono piccoli, lontanissimi. Camminano, mentre parlano; ed è impossibile raggiungerli. Anche l’obiettivo di Lara cerca di avvicinarsi, e loro si allontanano sempre di più. Non si riesce a capire di cosa stiano parlando. Camminando, sono arrivati alla fine della terrazza. Sullo sfondo, si scorge il mare. Adesso è possibile avvicinarsi a loro, ma non si avvicina nessuno. Sembra quasi che sia giusto assistere a questo momento da lontano. Si riescono a distinguere alcune parole. Appoggiati al bordo della terrazza, stanno parlando del mare. L’uomo sta ricordando della sua paura del mare quando era bambino; la bambina confronta le sue esperienze, e racconta di essersi gettata subito in acqua, sin dal suo primo giorno al mare, senza pensarci. Michele si volta verso Lara e dice “Wini è un fenomeno. E’ intelligentissima; e poi apprende subito”.


Wini è italiana, di origine mauriziana. Adesso può documentare il suo incontro con Michele usando la macchina fotografica. Per lei è uno strumento nuovo, ci mette un po’ a capire come funziona; ma subito, capito il gioco, corre a fotografare il mare. Poi tocca a Michele; lo segue un po’, in giro sulla terrazza, sulle giostrine, fino ad arrivare all’ufficio di Michele. E’ uno degli spazi condivisi sulla terrazza dell’Ipercoop; un punto di ritrovo per anziani e per bambini che fanno doposcuola.


Michele parla dello spazio che ha scelto; è rammaricato perché è un bel posto, ma spesso frequentato da ragazzi poco disciplinati, vandali che danneggiano la struttura solo per fare una bravata divertente. Adesso saluta Wini: è contento che lei si senta italiana, e le ricorda di studiare sempre. Prima di allontanarsi, Lara, Wini e il papà della bambina lo invitano a prendere un gelato, ma è costretto a rifiutare, perché la dieta che deve seguire non glielo permette; ma augura di mangiare, e con buon gusto!

giovedì 7 aprile 2011

Arcangelo e Arcangelo





Arcangelo e Arcangelo


Secondo incontro: l’anziano che deve fare coppia con il piccolo Arcangelo, bimbo italiano di madre albanese, non è arrivato. L’appuntamento è in un’osteria del borgo antico, uno dei punti di ritrovo più antichi di Bari, e lo testimoniano le fotografie e gli oggetti che arredano il locale (come un vecchio ferro da stiro e antiquate bilance da commerciante). La signora anziana che gestisce l’osteria ha capito il problema e presenta a Lara un suo cliente. Quest’uomo anziano si chiama Arcangelo, come il bambino: sembra un segno del destino! Lara spiega ad Arcangelo Senior in cosa consiste il progetto Boxing Bari, e l’uomo, dopo una prima titubanza, ha deciso di partecipare al progetto.


Arcangelo Junior chiede ad Arcangelo Senior come si chiama: “Mi chiamo Arcangelo” “Quale Arcangelo?” “Questa è una bella domanda. Tu che Arcangelo sei?” “Arcangelo Raffaele.” “Anch’io sono Arcangelo Raffaele.” “… tu mi copi!”. Gli arcangeli si sono seduti a un tavolino. L’atmosfera che si crea è fredda: l’anziano non è abituato ad avere degli occhi puntati addosso e a essere fotografato continuamente. D’altro canto il bambino non sembra molto interessato a entrare in rapporto con l’uomo, ha più voglia di andare a giocare. Dopo un po’ di difficoltà, Arcangelo senior racconta qualcosa di sé: è cresciuto a Genova; ha lavorato tutta la vita sulle navi, e così ha imparato a masticare un po’ d’inglese, un po’ di francese, un po’ di spagnolo; ha tre figli. Lara consegna ad Arcangelo Junior la macchina fotografica. Il bambino dimostra di apprezzare il “giocattolo” e fotografa tutto ciò che lo incuriosisce: volti, tavoli, bottiglie, automobili, gatti… Fino ad arrivare ad Arcangelo Senior. L’anziano e il bambino hanno ora questo modo inusuale di entrare in relazione. Arcangelo Senior prende in giro il piccolo, ci scherza, e Arcangelo Junior sa stare al gioco. L’uomo adesso riesce a entrare in relazione con il bambino, e, pur mantenendo un atteggiamento scherzoso, riesce persino a raccontargli cosa ha mangiato a pranzo.


Arcangelo Senior, nella sua esuberante generosità, vuole offrire a tutti un trancio di focaccia barese e da bere. E adesso tutti sono seduti a un tavolo, attorno a un banchetto festoso, persino Arcangelo Junior. Questa condizione ha messo sicuramente più a suo agio l’anziano, e il suo modo scherzoso di stare con gli altri gli ha permesso di raccontare se stesso meglio che con le parole. L’incontro è finito. Lara chiede ad Arcangelo senior di venire alla mostra in cui verranno esposti gli scatti migliori del Boxing Bari. Arcangelo senior è incerto e con tutta sincerità dice che non gli va. Dopo un po’ di insistenze, però, si lascia convincere e detta alla fotografa il suo numero di telefono. Quindi tutti lo salutano, fiduciosi di rivederlo presto.

Giovanni e Eyob








Claudenzio e Eyob


Il primo incontro è incominciato. Si svolge all’“Agorà”, un bar del quartiere Madonnella di Bari. E’ incominciato con un po’ di confusione. Confusione non dovuta solo alla preparazione dello spazio, spostando le sedie e i tavolini del locale, ma anche dalla difficoltà che comporta il fatto di essere i primi e di incominciare qualcosa di nuovo; ma un giro di presentazione e qualcosa da bere bastano a “sciogliere” l’atmosfera. Conosciamo così i primi protagonisti del progetto: Eyob, bambino italiano di origine etiope, e Claudenzio.


Claudenzio rompe definitivamente il ghiaccio: “Vuoi imparare il mestiere che facevo io?”. Eyob è incuriosito, ma ancora un po’ insicuro sul modo in cui entrare in relazione con l’anziano e con gli altri che lo circondano: dovrà dare del lei o del tu? Claudenzio gli spiega che guidava un tir e trasportava merce in vari paesi d’Europa. Il bambino ora è piacevolmente sorpreso; vuole sapere dove è stato, cosa gli è capitato, come sono quei luoghi. E ascolta di viaggi a Marsiglia, dove il tir del giovane Claudenzio ebbe dei guasti al motore e di come fu difficile farsi capire dai marsigliesi, che parlavano una lingua diversa dal francese; di viaggi in Grecia e delle strade greche senza segnali d’indicazione; di viaggi in Spagna e delle differenze incredibili tra la cucina spagnola e quella di casa nostra. Eyob ascolta e mette a confronto le sue esperienze di vita con quelle del suo anziano interlocutore; si racconta; sogna, entusiasmato.





Lara però sente che c’è qualcosa di statico in quest’atmosfera, soprattutto ora che il bambino, con una macchina fotografica, deve annotare ciò che questa esperienza gli sta insegnando. Improvvisamente, un’idea: se continuassimo l’incontro vicino al mare? In effetti, il bar dista poco dal lungomare. Pagato il conto, ci dirigiamo verso il mare. Questo spostamento crea una nuova atmosfera, per niente fredda; anzi, assolutamente gioiosa e giocosa, che porta con sé qualcosa di familiare: sembra una scampagnata! I nostri protagonisti sono sul lungomare Nazario Sauro, davanti all’Albergo delle Nazioni. Seduti su una panchina, riprendono la conversazione interrotta. Il rumore delle automobili, il vento, il mare che s’infrange sulle onde non permettono di capire di cosa stiano parlando Claudenzio e Eyob; ma l’atmosfera ora è più profonda, e sembra persino giusto che questo momento appartenga solo a loro. Il vento regala qualche parola: mare, paura, fascismo, guerra, morte, fantasmi.


Eyob riprende a scattare fotografie. Claudenzio ci ha preso gusto e, mettendosi in posa, gioca a fare il divo. Ora però bisogna tornare in piazza Madonnella, vicino al bar. Anche se l’incontro è finito, Claudenzio continua a essere un fiume in piena di energia, di espansività e di gioco. Un’ultima fotografia, qualche parolina ancora e tutti si rendono conto di quanto questa esperienza li abbia arricchiti, soprattutto Claudenzio e Eyob, che si danno appuntamento a domani mattina per scrivere sul diario i momenti più suggestivi


Giuseppe Romito









martedì 5 aprile 2011


Nel 2010 la fotografa inglese Lara Platman ha collaborato con il comune di Bassano del Grappa e Operaestate festival alla realizzazione del progetto boxing Bassano, quest’anno accolto anche nelle città di Bari, Londra e Maastricht. Protagonisti sono anziani locali e bambini immigrati che, assieme, danno vita a un’esperienza di scambio fra generazioni e culture. Un’occasione che permette alla comunità locale, attraverso l’incontro con bambini di altre comunità, di scoprire nuovi modi di vivere la propria tradizione.


Gli adulti raccontano storie ai bambini, a partire da luoghi suggestivi della città che diventano palcoscenici della narrazione. Lara Platman insegna ai bambini come fotografare quello che più li colpisce delle storie raccontate dagli adulti. A ogni partecipante viene dato un diario ed una scatola in cui annotare, custodire, mettere assieme oggetti, memorie, suggestioni nate dall’incontro. Tutto questo compone l’esposizione finale che unirà le foto scattate dall’artista Lara Platman e la documentazione dei protagonisti del progetto.


BoxingBariBassanoLondraMaastricht è un progetto realizzato da European Cultural Foundation, Teatro Kismet OperA, Comune di Bassano del Grappa, The Place (UK), Nederlandse Dansdagen. Il progetto è supportato da Leica Camera AG e Manfrotto Italy

IL DIARIO


Inizia il progetto Boxingbari. Ieri bambini e anziani si sono incontrati e hanno formato le coppie che da oggi saranno in giro per Bari. Gli adulti racconteranno le loro storie, a partire da luoghi suggestivi della città che diventeranno palcoscenico delle narrazioni. I bambini scatteranno foto. Tutti i protagonisti avranno un diario e una scatola in cui raccogliere memorie, oggetti, suggestioni nate dall'incontro.




giovedì 24 marzo 2011


Protagonisti del progetto boxingBariBassanoLondra sono anziani locali e bambini provenienti da comunità di immigrati che vivono nello stesso territorio. Ogni coppia, un anziano e un bambino, condivide storie di vita. Nelle giornate del progetto tutti i partecipanti raccontano le proprie esperienze. I bambini scattano foto con un equipaggiamento professionale e custodiscono i ricordi dell’iniziativa e delle visite fatte in scatole e diari.




La fotografa Lara Platman assieme ad artisti locali segue tutto il processo e documenta quanto avviane attraverso immagini. Al termine del progetto i diari, le scatole di cartone contenenti foto scattate dai bambini e ricordi raccolti dagli anziani e i ritratti della Platman, confluiranno in una mostra che sarà promossa e presentata a Bari, Bassano del Grappa, Londra e Maastricht